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Pasquale Autiero

Biografia Pasquale Autiero (Napoli, 1983)

Esposizioni: 
Centro Italiano per la fotografia d’autore con la serie Asylum (2013)
Darkroom Project con la serie Asylum (2013)
Darkroom Project con la serie Canto Notturno (2014)
Fotoconfronti Off con la serie Canto Notturno (2014)
Galleria FrameArsArtes di Napoli con la serie Canto Notturno (2014)
Tevere Art Gallery (TAG) di Roma con le serie Canto Notturno e Asylum (2014/2015)
Festival d’arte e fotografia di Kötschach-Mauthen con la serie Asylum (2015)
Galleria Essearte di Napoli con la serie Canto Notturno (2016)
Palazzo delle Arti di Napoli (PAN) con installazioni e fotografie tratte dal progetto Resilienza (2016)

 

Attualmente impegnato nel "laboratorio irregolare" tenuto da Antonio Biasiucci.
Le sue serie fotografiche ed installazioni nascono dal bisogno di stabilire un contatto con la realtà

"Lasciare libero il passo anche di notte"

Pasquale Autiero è un ferroviere in viaggio quotidiano, appassionato, generoso, che ha scattato con una macchina dal medio formato, una lomografica russa degli anni '80 – la Holga 120 – utilizzando l’automatismo pop di un flash incorporato. Autiero si invischia e partecipa, scivola dentro le cose e la realtà, restituendo una melodia neo nel ritmo di una parete apparecchiata, una quadreria dai toni caldi e accesi che scompagina in un mosaico l’attesa del Meridione immaginato. Le contraddizioni inguaribili del Sud vengono restituite secondo margini sporchi e non definiti all’occhio dello spettatore, con una densità aperta allo sguardo, surriscaldata dall’aureola e dal fuoco al centro. Un occhio che rimescola le carte del sacro e del profano, l’edicola votiva e il corpo, l’ex voto e il trucco vistoso, l’icona sacra e il travestimento, ma a Napoli questo per alcuni versi è realtà portata al paradosso dall’esperienza importante di Giuseppe Desiato. Autiero si è mosso scivolando nel corpo del Mezzogiorno, tra la Campania e la Sicilia, la Puglia e la Calabria, la città e la provincia, tirando fuori il colore dall’ombra, i rischiaramenti flashati dall’oscurità, fermando quei contrasti radicali ed istantanei della vita quotidiana. C’è un grande istinto visivo a ricomporre il dentro e fuori, il conscio e l’inconscio, il corpo e lo spirito che trasferisce in immagine una partita irrisolta tra sacro e profano e porta, con l’energia di un occhio folgorante, una stratificazione simbolica e culturale in superficie.

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