Paolo Covino
Paolo Covino, classe '83. Vive a Pietrelcina e lavora a Napoli. Studia la fotografia da autodidatta. Il rapporto con il proprio territorio, l'entroterra campano, è fondamentale per la propria crescita formativa. Inizia collaborando con alcune testate locali, successivamente, con progetti personali e di stampo intimistico, otteniene la pubblicazione su riviste nazionali. Ha all'attivo diverse mostre collettive e personali sia in Italia che all'estero. Attualmente, il suo impegno è volto a ricercare significati e messaggi di un mondo sbiadito, quello dei luoghi della sua infanzia.
È uno dei partecipanti al laboratorio di Antonio Biasiucci.
Esposizioni: Pietrelcina 2014 - Pietrelcina Jazz Festival -, Benevento 2015 - Bibliomediateca Provinciale -, Lecce 2017 - Fondazione Palmieri -, Roma 2018 - Tevere Art Gallery -, Arles 2018 - MoMa Temporary Gallery - Todi 2019 - Todimmagina, Festival di fotografia contemporanea di Todi - Santa Severa 2020 - The Darkroom Project
Pubblicazioni: Reflex - febbraio 2015 -, Italia Art Magazine - aprile 2017 -, FotoCult - ottobre 2017 -
"Altari"
ritüale agg. e s. m. [dal lat. ritualis, der. di ritus -us «rito»]. – 1. agg. a. Che appartiene al rito, è conforme o si svolge secondo il rito religioso [...] 2. s. m. a. La struttura di un determinato rito [...] considerato nel suo insieme e nella forma descritta dal libro liturgico: cioè il rito considerato in se stesso, nella sua forma statica. Comprende quindi sia le formule, sia le diverse parti di cui si compone il rito, sia i gesti, i movimenti e i varî atteggiamenti da assumere secondo lo svolgimento del rito medesimo. [...] 3. s. m. a. In etologia, comportamento co- stituito da una sequenza di elementi comportamentali che assume un significato specifico nella comunicazione sociale [...] b. In psichiatria, serie più o meno complessa e stereotipa di atti compiuti in modo ripetitivo allo scopo di ridurre l’angoscia proveniente dal confronto con una realtà inaccettabile da parte del soggetto. [...]
Con l’attitudine propria dei noti esponenti della fotografia oggettiva, Paolo Covino sceglie il soggetto da reiterare in un numero potenzial- mente infinito di scatti. Si tratta di letti matrimoniali, ripresi da una prospettiva sempre frontale, le cui uniche note di colore sono date da coperte più o meno decorate o sgargianti. Nello scorrere queste immagini più lentamente iniziamo a percepire i dettagli; la forma delle spalliere, la disposizione dei cuscini, l’immancabile icona sacra a pro- tezione del talamo. Arriviamo così a intuire che si tratta di camere da letto di persone anziane, colte nel loro spazio più intimo e più resisten- te ai cambiamenti. L’esigenza di rivolgere l’attenzione a questi “custo- di della tradizione”, come li definisce Covino, risiede nella volontà di restituire il territorio di cui egli stesso è originario attraverso le figure che ne preservano la memoria storica. Ed entrare nelle loro camere da letto, in questo luogo quasi sacro, vuol dire instaurare una relazione con i suoi proprietari, rompere una barriera e accedere a uno spazio di memorie che è anche un altare alla vita. La fotografia oggettiva, che fa della ripetizione del modulo un suo tratto distintivo, si sfalda qui nella unicità di ogni singolo interno ritratto che, seppur apparentemente uguale agli altri, è specchio di un vissuto unico e irripetibile. Un senso di religiosità diffusa – e non è un caso che ci troviamo nei pressi di Pietrelcina – pervade queste immagini fino all’ultima della sequenza, dove l’icona del santo scompare per far posto a un riflesso di luce che ancor più allude a una effusa spiritualità.
Estratto dal testo critico LAB03: tra parole e immagini di Alessandra Troncone
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