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Laura Nemes-Jeles

Laura Nemes-Jeles nasce a Budapest nel 1991. Sin da piccola mostra il suo estro artistico praticando la danza ed avvicinandosi, poi, alla letteratura e alle arti visive.

Trasferitasi a Napoli nel 2015, entra a far parte del Laboratorio Irregolare ed inizia così la sua personale ricerca espressiva.

"Grazia"

cura s. f. [lat. ciÌ„ra]. – 1. a. Interessamento solerte e premuroso per un oggetto, che impegna sia il nostro animo sia la nostra attivitaÌ€ [...] b. Riguardo, attenzione [...] Al plur., premure, vigile assistenza [...] c. Impegno, zelo, diligenza [...] d. L’attivitaÌ€ in cui si eÌ€ direttamente impegnati [...] e. Oggetto costante (costituito da persone o cose) dei propriÌ‚ pensieri, delle proprie attenzioni, del proprio attaccamento [...] 2. a. Il complesso dei mezzi terapeutici e delle prescrizioni mediche che hanno il fine di guarire una malattia (sinon. di terapia, ma con significato e uso piuÌ€ ampiÌ‚) [...] b. Uso continuato di un rimedio [...] 3. a. AttivitaÌ€ di assistenza, sorveglianza e sim., nelle varie forme con cui essa viene esercitata da un curatore [...]

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La famiglia quale luogo di crescita, amore, protezione, incrocio di sguardi. EÌ€ quello che emerge dal racconto di Laura Nemes-Jeles che, pur decretando la sua protagonista sin dal titolo, diviene in realtaÌ€ un reticolo di altre storie che lasciano intravedere in filigrana i movimenti di un intero nucleo, unito da una passione per l’arte in senso esteso ma soprattutto da lei, Grazia. EÌ€ un racconto intrecciato di abitudini, desideri, gioie e preoccupazioni suggerite dai tagli di luce, dove effu- sioni e contatto fisico servono da collante narrativo e psicologico. Tutto cioÌ€ si sviluppa in un lungo arco temporale non mettendo al centro l’autismo della sorella quale condizione in grado di alterare gli eventi

ma, al contrario, quale elemento in grado di direzionarli, costruendo aggregazione e senso di comunitaÌ€. Lo sguardo di Grazia, quasi sempre catturato da altro mentre l’obiettivo si posa su di lei, si concede nell’ul- tima immagine con un’aria complice, segno anche di una transizione verso l’etaÌ€ adulta. Riconosce il suo ruolo, l’effetto che eÌ€ in grado di esercitare su chi le sta intorno, e ci invita a seguirla nelle prossime tappe, suggerendo una storia che continua e un progetto dallo sviluppo potenzialmente infinito nel tempo.

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Estratto dal testo critico LAB03: tra parole e immagini di Alessandra Troncone

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