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Ilaria Sagarìa

Ilaria Sagaria nasce a Palomonte (SA) nel 1989. Nel 2008 si trasferisce a Napoli dove si iscrive all’Accademia di Belle Arti, diplomandosi prima in pittura e poi in fotografia. Nel 2015 vince il concorso fotografico internazionale dell’ Ariano International Film Festival, mentre nel 2016 è tra le vincitrici ed i vincitori del premio Sette Opere di Misericordia del Pio Monte della Misericordia a Napoli. Alcune sue opere sono esposte nella collezione permanente del  Museo d’Arte Moderna dell’Informazione e della Fotografia di Senigallia, nell’area dedicata all’Archivio Italiano dell’Autoritratto Fotografico, e sono state pubblicate nel secondo volume de Il corpo Solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea di Giorgio Bonomi. Dal 2018 entra a far parte della terza edizione del Laboratorio Irregolare a cura di Antonio Biasiucci. Nello stesso anno viene selezionata per la Biennale dei Giovani Fotografi Italiani ed è tra le finaliste ed i finalisti del premio Portfolio Italia con il lavoro Il dolore non è un privilegio. Ha lavorato come fotografa tra Napoli e Monaco di Baviera e attualmente come docente di grafica e fotografia in Italia.
La fotografia la rende felice.

"Piena di Grazia"

sacro (ant. sagro) agg. [lat. sacer -cra -crum]. – 1. a. In senso stretto, si definisce sacro ciò che è connesso all’esperienza di una realtà total- mente diversa, rispetto alla quale l’uomo si sente radicalmente inferio- re, subendone l’azione e restandone atterrito e insieme affascinato; in opposizione a profano, ciò che è sacro è separato, è altro, così come sono separati dalla comunità sia coloro che sono addetti a stabilire con esso un rapporto, sia i luoghi destinati ad atti con cui tale rapporto si stabilisce. Più in generale, che riguarda la divinità, la sua religione e i suoi misteri, e che per ciò stesso impone un particolare atteggiamento di riverenza e di venerazione [...] b. Che ha per oggetto la religione o è destinato alla religione [...] 2. Con sign. estens. e generico, degno di alta venerazione o del massimo rispetto, anche senza diretta connes- sione con l’elemento e col sentimento religioso [...] 3. Con valore più soggettivo, di cosa che, pur non appartenendo alla sfera della religione o di ciò che comunemente si ritiene venerabile, è tuttavia riguardata con sentimento di venerazione e di alto rispetto [...] 4. Raro: male- detto, esecrando. [...]

La carne nella sua accezione più terrena si fa protagonista nelle foto- grafie di Ilaria Sagaria. Ripiegata, straziata, cruda diviene specchio di una trasfigurazione dove l’elemento del sacro è riportato a una visione sensorialmente terrena. Condannato alla grazia, emblema dell’incon- ciliabilità tra la visione idealizzata e quella reale, il corpo femminile mostra in queste immagini il suo dualismo tra estasi e tormento. La ricerca di precisi effetti chiaroscurali suggerisce un esito quasi pitto- rico che rievoca squarci caravaggeschi, coadiuvato dalla presenza di dettagli e simboli che attraversano la storia dell’arte, dal melograno, simbolo di fertilità, alle foglie larghe che alludono al pudore con il quale i progenitori si coprono dopo la cacciata dal Paradiso terrestre. Peccato e redenzione, paura e seduzione sono estremi di un pendolo che incessantemente oscilla nell’attraversare queste immagini, dove frammenti di un corpo in definizione si ricompongono in un ritratto collettivo, prima ancora che individuale.

Estratto dal testo critico LAB03: tra parole e immagini di Alessandra Troncone

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