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Giuliana Calomino

Giuliana Calomino nasce a Napoli nel dicembre del 1984. Si avvicina precocemente al mondo del giornalismo e a 19 anni comincia a scrivere per quotidiani e riviste. Ben presto impara a coniugare scrittura e immagine. Dopo un reportage realizzato nell'estremo est della Turchia, si appassiona definitivamente alla fotografia. E terminata la laurea in lettere all'Università Federico II, prosegue gli studi specializzandosi in Fotogiornalismo all'Accademia di Belle Arti di Napoli. Lavora per giornali locali e nazionali e produce fotoreportage sui riti popolari, il paesaggio e di ambiente. In seguito si avvicina al linguaggio della fotografia d'arte, entrando nel 2012  in LAB, il Laboratorio Irregolare di Antonio Biasiucci. Dal progetto nasce la mostra itinerante “Epifanie”, che fa il giro di Napoli, Roma (al Festival Internazionale di Fotografia) e Savignano sul Rubicone al SI Fest. Di recente una sua opera “Pietra” è stata inserita in Doni - authors from Campania, la nuova collezione del progetto Imago Mundi Art, Luciano Benetton Collection, a cura di Chiara Pirozzi. Tuttora lavora e vive a Napoli.

"ZERO"

L’idea del cambiamento, della trasformazione fisica e immateriale della visione di sé e del mondo rappresenta l’universo alternativo descritto da Giuliana Calomino, si tratta di una narrazione in cui la percezione dell’immagine viaggia in bilico tra paesaggio reale e meta sconosciuta, ambiente familiare e luogo mai esplorato. La fotografa descrive territori, suoli, animali come fossero in trasformazione, in transito evolutivo verso la costituzione di un nuovo mondo in cui vivere. Gli scatti, all’interno del percorso visivo, si fanno sempre più intimi e consapevoli di come la tensione verso il cambiamento è in realtà un mutamento interiore, di una personale visione delle cose attraverso cui ci forgiamo. Nelle fotografie di Giuliana Calomino il generale si tramuta in particolare, il cielo stellato si rinnova in visione alternativa e nuova del proprio io, la realtà espressa diviene osservazione individuale. Le impronte sul manto erboso si fanno allora sempre meno estranee e distanti; pian piano le orme e le forme diventano familiari e confidenziali, man mano che il processo di consapevolezza dell’esserci al mondo acquista coscienza. (Chiara Pirozzi)

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