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Fulvio Ambrosio

Nasce a Napoli nel 1986. Si accosta giovanissimo alla fotografia, interessandosi al mondo del reportage. Nel 2004 inizia un progetto sui Balcani che lo porterà diverse volte in Serbia, Bosnia e Croazia e che verrà esposto nel 2011 al museo MADRE di Napoli. Intraprende gli studi in Psicologia parallelamente alla propria attività di fotografo. Psicologia e fotografia si intrecciano nel suo lavoro ibridandosi ed ispirandosi a vicenda. Nel 2011 entra a far parte di LAB, laboratorio curato da Antonio Biasiucci: lì nasce il lavoro “1:1”, una serie di ritratti incentrata sull'interazione tra il fotografo ed il soggetto ritratto. All'interno di LAB partecipa a varie mostre, tra le quali la XIII edizione del Festival Internazionale della Fotografia al museo MACRO di Roma. Nel 2015 lavora per La Biennale di Venezia per la realizzazione di un reportage sul Padiglione Italia. Nello stesso anno entra a far parte dell'archivio del Fondo Malerba per la fotografia a Milano. Dal 2016 sta lavorando al progetto a lungo termine “X”, punto di incontro tra fotografia e psicoanalisi, in cui ipotizza una possibile rappresentazione dei contenuti inconsci attraverso l'indagine fotografica. Il suo lavoro fa parte delle collezioni Cotroneo e della fondazione belga Maison Particulière. Attualmente vive e lavora a Napoli parallelamente come psicologo clinico e come artista.

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fulvioambrosio.com

1:1

Per Fulvio Ambrosio la fotografia ha origine dalla reciprocità di una conversazione, da un dialogo a due che si risolve nell’interazione fisica tra i soggetti. Lo scatto nasce dunque dalla necessità di relazionarsi con l’altrui e dall’uso della fotografia come strumento di conoscenza di sé attraverso il prossimo. Per Fulvio Ambrosio il concetto di presenza, dell’esserci fisicamente nell’inquadratura, è il risultato finale di un processo di rapporto e di trasporto tra chi compie e chi riceve lo scatto, in cui la partecipazione diviene fisica, tangibile e visibile. Il senso della relazione reciproca diviene uno strumento di analisi, un metodo di conoscenza palpabile attraverso cui osservare i comportamenti, i gesti e da essi gli stati d’animo emozionali provenienti dall’azione in atto. La fotografia in Fulvio Ambrosio è quindi parte di un procedimento performativo lento e attento, meditato e mediato, che ha come scopo la ricerca dell’immagine simbolo della reciprocità del gesto. Tenerezza, imbarazzo, affetto, curiosità, rappresentano i sentimenti che arrivano visibili nelle fotografie, si tratta di dialoghi costruiti nell’intimità della posa e nella neutralità del contesto. Fulvio Ambrosio costruisce un rapporto 1 a 1 tra soggetto, autore, contesto e pubblico, nella realizzazione di un nesso che da dialogo personale diviene conversazione collettiva. (Chiara Pirozzi)

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