Alessandro Gattuso
Alessandro Gattuso nasce a Vico Equense (NA) , si laurea in cinema all’accademia di belle arti di Napoli, città dove vive e lavora.
Dopo aver vinto nel 2012 la seconda edizione di Fotogrammi del Napolifilmfestival, inizia uno stage come fotografo di scena per la compagnia Teatri Uniti. E’ selezionato dal Premio Combat di Livorno per un’esposizione collettiva con l’istallazione Nello specchio degli occhi altrui, nel 2015 partecipa al progetto MAF mito arte e foto. Il suo primo cortometraggio Por Cuestion di Corazon, girato a Barcellona, vince il primo premio al Festival Omovies e partecipa a diversi festival. Il suo secondo cortometraggio Antonio degli Scogli, 2016 , prodotto da Arcimovie e Filmap, riceve una menzione speciale al Napolifilmfestival e partecipa al Festival di Trieste e il Festival di cinema italiano a Lisbona. Collabora con la testata Vice con reportage legati alla città di Napoli. Nel 2019 è selezionato per la residenza Suoni e Visioni dell’archivio cinematografico Aamod.
La sua ricerca personale è incentrata su tematiche che riguardano l’identità, la biografia e la cultura queer.
"Cosmi"
Intimità s. f. [der. di intimo]. – 1. Carattere di ciò che è intimo. In partic., relazione d’amicizia, di confidenza, di stretta familiarità. [...] Talora si riferisce piuttosto ad ambienti dove uno si trovi fra persone intime, tra familiari, o dove si senta perfettamente libero e a suo agio, lontano da qualsiasi indiscrezione di estranei. [...] In senso spirituale, la parte intima, più segreta di sé [...] 2. In senso concr., al plur., le intimità, le parti intime del corpo umano (spec. femminile).
Se il corpo è la superficie che funge da cerniera tra interno ed esterno, Alessandro Gattuso ne sottolinea la capacità di farsi territorio liminale tra percezione individuale e sociale, tra rappresentazione e autorap- presentazione. I giovani soggetti da lui scelti ingaggiano una relazione
con chi li osserva, in primo luogo il fotografo attraverso il suo obiettivo, ma in generale noi tutti che ci sentiamo chiamati in causa da questi sguardi, quasi sfidati a prendere atto di una nudità che non è solo fisica. L’atto del mostrarsi diviene un esercizio di consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza; attraverso il linguaggio del corpo, con atteggiamenti che caso per caso rivelano confidenza o timidezza, sfrontatezza o sottrazione, fierezza o vulnerabilità, percepiamo tutte le sfaccettature di un processo di trasformazione che rifiuta l’idea di bel- lezza conforme per frammentarsi nelle sue infinite possibilità. I corpi immortalati in pose classiche, che rievocano i fanciulli di Wilhelm von Gloeden (1856-1931) nelle atmosfere idilliache dell’Arcadia, rivelano tutta la loro contemporaneità in un momento storico che cerca di dare un nuovo senso al concetto di “diversità” mettendo in discussione proprio il canone su cui si è fondata l’idea stessa di classico. Questi individui, ognuno con la propria storia, divengono quindi portavoce di un nuovo approccio universale che, nel rifiutare la forzata aderenza a etichette predefinite, rivendica la centralità e unicità del singolo.
Estratto dal testo critico LAB03: tra parole e immagini di Alessandra Troncone